LA TENDINOPATIA DEL TENDINE DI ACHILLE NEL CORRIDORE
Dott. Matteo Pennisi
La sofferenza del tendine d’Achille con le conseguenti manifestazioni dolorose croniche associate è certamente una patologia molto comune nel corridore, rappresentando circa il 20% del totale di lesioni nei soggetti praticanti la corsa.
Nella maggior parte dei casi la comparsa di problematiche a carico del tendine d’Achille è causata dal sovraccarico biomeccanico, sia acuto che cronico. E’ il risultato di ripetuti microtraumi indotti da carichi ripetitivi eccentrici su un muscolo affaticato, che stressando le strutture peritendinee diventano causa di fenomeni infiammatori spesso tendenti alla cronicizzazione.
Tutti i possibili motivi di sovraccarico vanno sempre presi in considerazione. Tra le cause responsabili le più comuni sono attribuibili ad insufficiente riscaldamento, rigidità muscolare od insufficiente validità del tricipite surale, allenamento troppo rapido con incremento eccessivo delle distanza in tempi ristretti, percorrenze eccessivamente lunghe.
Anche il tipo di fondo (duro, sabbioso, irregolare) ha la sua importanza, incrementando le sollecitazioni sul tendine e quindi il sovraccarico biomeccanico. Grande importanza riveste la calzatura con caratteristiche tecniche non idonee alla tipologia di sport od alle caratteristiche individuali e le alterazioni biomeccaniche del passo (cattivo allineamento del retropiede ed iperpronazione funzionale);
Il conflitto tra le forze rotatorie interne ed esterne trasmesse alla tibia dalla simultanea pronazione del piede ed estensione del ginocchio spesso può provocare una sofferenza neurovascolare delle fibre del tendine.
Anche la tecnica di corsa ha la sua importanza, infatti la corsa sulle punte o senza il fisiologico appoggio tallone-avampiede- alluce predispone alla sofferenza del tendine per diminuzione dell’effetto ammortizzante.
Un eccessivo valgismo del retropiede come ad esempio nel piattismo con iperpronazione del retropiede crea un aumento delle sollecitazioni sul tendine (l’inserzione distale del tendine achilleo si pone un po’ medialmente al tallone) e quindi va considerato tra le cause del sovraccarico ed eventualmente corretto con idonee calzature ed eventuali ortesi plantari.
Alcune forme di patologia del tendine achilleo possono poi essere dipendenti da pregressi infiltrazioni locali di steroidi, patologie primitive reumatiche, traumi indiretti.
Il tendine non possiede una vera e propria guaina sinoviale come altre strutture anatomiche, è semplicemente avvolto da una sorta di guaina che lo separa dal tessuto sottocutaneo circostante. I fibroblasti, che sono le cellule del tendine, nell’adulto non sono più attive, per cui in caso di lesione o sofferenza delle stesse la guarigione è dipendente dall’azione delle cellule dello strato adiposo del sottocute.
Le regioni maggiormente colpite sono la zona di passaggio muscolo-tendinea tra gastrocnemio mediale e gastrocnemio laterale, la parte del tendine posta posteriormente alla tibio-tarsica e la regione di inserzione del tendine sul calcagno.
Esistono due forme principali di sofferenza del tendine: la peritendinite e la tendinosi.
Una infiammazione della guaina del tendine determina la peritendinite, mentre la lendinosi è conseguente alla degenerazione e la sofferenza cronica delle cellule del tendine stesso, che se in stato avanzato possono portare anche alla lacerazione parziale od alla rottura sottocutanea del tendine stesso, anche in assenza di traumi o carichi significativi (rottura spontanea).
Inoltre la persistenza di fenomeni infiammatori o/e degenerativi inevitabilmente porta alla formazione di aderenze e conseguente diminuzione della mobilità tendinea e della funzionalità articolare, questo a sua volta altera la distribuzione delle forze durante il movimento generando un ulteriore stress per il tendine.
Naturalmente la prima manifestazione di tali fenomeni è rappresentata dal dolore e dalla comparsa di una tumefazione a livello della parte distale del tendine.
Un intervento precoce adottando tutte le misure idonee può consentire nella maggior parte dei casi una soddisfacente guarigione, mentre la cronicizzazione della patologia innesca facilmente fenomeni degenerativi e la tendinosi con persistenza del danno e rischio di lacerazioni parziali o complete.
La terapia incruenta consiste nel riposo relativo, la riabilitazione della unità muscolo gastrocnemio/soleo – tendine, il controllo dell’infiammazione e del dolore anche con farmaci antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS), crioterapia, massaggi, il controllo dei parametri biomeccanici e l’eventuale correzione ove possibile di quelli anormali. Il periodo di terapia varia dal grado di sofferenza del tendine e può arrivare anche alle 6-8 settimane.
La calzatura deve essere bene imbottita, per evitare eccessivi sfregamenti sulla guaina del tendine, avere una suola non troppo dura per consentire una buona ammortizzazione e non produrre eccessive trazioni sul tendine d’Achille in fase di sollevamento del tallone, essere sufficientemente rigida posteriormente per evitare cedimenti del retropiede ed un conseguente sovraccarico tendineo.
L’utilizzo di un plantare costruito preferibilmente su calco in gesso che corregga o limiti gli eventuali cattivi allineamenti ed i corrispondenti sovraccarichi può essere in alcuni casi un supporto utile al trattamento riabilitativo.
Molto utile il rinforzo eccentrico del muscolo specie in quei soggetti con dolore cronico con tendinosi della porzione centrale del tendine d’Achille, meno soddisfacente nei pazienti con dolore cronico da patologia in sede inserzionale sul calcagno (Fahlstrom, 2003).
La terapia chirurgica può essere proposta per quei casi non rispondenti alla terapia incruenta (dopo un periodo di 6-12 mesi) in soggetti che vogliono continuare l’attività sportiva od in quei casi in cui una tendinosi accentuata possa facilmente far prevedere una possibile rottura sottocutanea del tendine.
Si può quindi concludere che la patologia da sovraccarico del tendine d’Achille è molto comune nel corridore, ma anche che un precoce riconoscimento della stessa con l’adozione di tutti i comportamenti utili (eventuale correzione tipo di allenamento, controllo calzature e biomeccanica del piede e del passo, eventuale adozione ortesi, riposo, terapia riabilitativa, farmaci, etc.) può nella maggior parte dei casi permettere la guarigione ed evitare una cronicizzazione causa di lesioni più importanti per le quali alle volte può essere necessario ricorrere all’atto chirurgico.
Dott. Matteo Pennisi
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