Dott. Matteo Pennisi

La scoliosi può essere definita come una deviazione strutturata della colonna vertebrale sul piano frontale superiore ai 10° Cobb rilevati con uno specifico metodo di misurazione su una radiografia standard in ortostatismo.

deformazione tridimensionale della colonna

La deformità delle vertebre porta ad una progressiva deviazione sul piano frontale e ad una rotazione tridimensionale della colonna.

Nella scoliosi idiopatica la deviazione è conseguente alla deformità asimmetrica del corpo vertebrale per cedimento progressivo della struttura ossea, e per questo la malattia tende ad evolvere principalmente in fase pubertaria, periodo in cui la crescita è maggiore e la resistenza dell’osso, specie in questi soggetti, è minore.

 

La scoliosi idiopatica può essere considerata come una sindrome complessa ad eziologia multifattoriale con una rilevante componente genetica; può essere associata ad una condizione multigenica dominante con espressione fenotipica variabile.

La scoliosi idiopatica rappresenta circa l’80% dei casi di tutte le scoliosi, mentre una scoliosi secondaria ad altre cause viene riscontrata in circa il 20% dei casi.

 

 

 

La scoliosi idiopatica normalmente non è associata a dolore, anche nelle forme più gravi.

Il riscontro di dolore importante, curva toracica sinistra, o la presenza di sintomi neurologici possono essere invece indice di una scoliosi secondaria ad altre patologie.

 

 

Riduzione della curva dopo applicazione di compenso all’arto più corto

 

Un atteggiamento scoliotico (curva funzionale) invece non deve essere considerato come una vera scoliosi strutturata, potendo invece dipendere ad esempio da una disbasia bassa da ipometria di un arto (arto inferiore più corto) o da una postura viziata in assenza di deformità delle vertebre; in tutti e due i casi rimuovendo la causa si ottiene il ripristino della corretta biomeccanica e della simmetria sul piano frontale.

 

 

 

 

 

La scoliosi idiopatica interessa prevalentemente il sesso femminile, è più comune nell’adolescente, tra i 10 anni e la maturità scheletrica anche se in casi percentualmente minori può essere riscontrata in età più giovane.

Il più alto rischio di peggioramento è connesso con la fase pubertaria di maggiore accrescimento, è correlato alla gravità della curva, al tempo della scoperta, alla maggiore o minore maturità scheletrica.

Non tutte le scoliosi idiopatiche tendono a peggiorare in maniera uguale, essendocene alcune più evolutive ed altre a benignità maggiore con evolutività minore o alle volte insignificante.

 

 

 

Curve di accrescimento medie nella femmina (rosa) e nel maschio (azzurro)

 

 

Il periodo più pericoloso per il peggioramento è di solito quello peripubertario, che va in genere dai 10 ai 13 anni per le femmine e tra i 12 ed i 15 anni per i maschi. Ma è possibile osservare dei peggioramenti anche in età più precoci.

 

 

 

Il più delle volte la comparsa della scoliosi idiopatica e la sua evoluzione sono asintomatici, il soggetto di norma non lamenta dolore od altri sintomi, anche nelle scoliosi più gravi.

Grave evoluzione di una scoliosi inizialmente di lieve entità.

 

E’ quindi importante che la patologia venga riscontrata precocemente fin dalle fasi iniziali per permettere se necessario l’instaurarsi di un trattamento il più efficace possibile prima che la scoliosi possa peggiorare mostrando in alcuni casi tutto il suo potenziale evolutivo in assenza di terapia.

Nelle forme più avanzate invece i potenziali risultati sono in genere meno buoni rispetto alle scoliosi identificate in fase precoce e comportano tempi e modalità di trattamento più lunghi e di maggiore impegno per il giovane soggetto e la famiglia.

 

 

 

 

In atto l’unico modo per potere scoprire una scoliosi idiopatica in fase iniziale è la sorveglianza clinica periodica e costante dei giovani soggetti fin da molto piccoli.

E’ necessario quindi che durante le comuni periodiche visite dal pediatra di riferimento venga anche valutata con regolarità (in particolare con frequenza di almeno ogni sei mesi in fase di crescita pubertaria) la morfologia della colonna con pochi semplici test.

Infatti l’assenza di segnali indicanti la scoliosi in seguito ad una singola visita non permette di escludere che successivamente durante l’accrescimento questa patologia silente possa invece presentarsi senza essere riconosciuta in assenza di un nuovo controllo.

 

ESAME CLINICO

L’esaminatore si pone alle spalle del paziente posizionato all’impiedi, piedi vicini, ginocchia estese, mani lungo i fianchi, sguardo rivolto in avanti.

Asimmetria del triangolo della taglia

 

 

All’osservazione può essere rilevata una asimmetria del triangolo della taglia compreso tra l’arto superiore ed il tronco, un dislivello delle spalle e/o del bacino.

 

 

 

Valutazione dell’asse occipito-sacrale con il filo a piombo

 

 

 

Con il filo a piombo si controlla l’equilibrio dell’asse occipito-sacrale e si valutano e quantificano eventuali sbandamenti laterali.

 

 

 

 

 

 

Misurazione del gibbo con livellla

 

 

Quindi si chiede al soggetto di inclinare il tronco in avanti con le mani unite, il cosiddetto “Forward Bending Test” o Test di Adam. In questo modo si rileva l’eventuale presenza di un gibbo laterale che viene misurato con l’ausilio di una livella ed un decimetro.

 

 

 

 

 

Valutazione del gibbo con livella e con scoliometro di Bunnell

 

Viene inoltre utilizzato per la valutazione l’inclinometro (Scoliometer) di Bunnel che rileva la misura in gradi della rotazione. La rilevazione con scoliometro di Bunnel oltre alla suddetta misurazione può essere utile come elemento di screening seguendo i valori indicati dalle linee guida per valutare l’eventuale necessità di esame radiografico.

 

 

 

 

La presenza di un gibbo od il rilievo con l’inclinometro di Bunnell di una variazione rispetto ai parametri considerati nelle linee guida nei limiti della norma  indica la probabile presenza di una scoliosi. La reale entità però può essere quantificata e misurata solo con un adatto esame radiografico.

Il riscontro da parte del pediatra o dello specialista di parametri suggestivi per una scoliosi di una certa entità può quindi portare alle decisione di approfondire e confermare la diagnosi con un esame radiografico, da effettuarsi solo dopo attenta valutazione, in quanto è buona norma cercare di evitare se possibile gli esami radiografici non veramente necessari.

 

Dott. Matteo Pennisi

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