LA SPONDILOLISTESI

Dott. Matteo Pennisi

Centro Europeo Colonna Vertebrale – Messina

Il termine spondilolistesi indica lo scivolamento di una vertebra rispetto a quella sottostante; tale patologia comunemente si riscontra  a livello della quarta o quinta vertebra lombare (meno frequentemente in altre sedi) ed interessa in media il 5%-8% della popolazione. La lesione iniziale consiste in una frattura situata a livello della regione istmica della vertebra chiamata “pars interarticularis.

La spondilolistesi è tipica dell’uomo, infatti non si riscontra di norma  in nessuna altra specie animale, e questo perché soltanto l’uomo ha raggiunto la verticalizzazione necessaria alla deambulazione ed al mantenimento della stazione eretta bipede. Per raggiungere la verticalizzazione definitiva la colonna ha dovuto nel tempo modificare l’unica cifosi originaria trasformandola in quattro curve contrapposte. Il formarsi della lordosi lombare, di una curva cioè a concavità posteriore favorisce il formarsi di forze biomeccaniche che portano ad una concentrazione di forze di taglio a livello delle ultime vertebre lombari e del passaggio lombosacrale che in alcuni casi può portare all’interruzione della pars interarticularis (spondilolisi). Questa lesione, che normalmente si avvera durante l’accrescimento in seguito all’acquisizione della stazione eretta e della deambulazione,  in seguito può trasformarsi in una spondilolistesi vera e propria con scivolamento del corpo vertebrale più o meno accentuato che può peggiorare , più frequentemente durante l’accrescimento puberale , e  in alcuni casi può raggiungere anche gradi estremi.

Lo scivolamento del corpo vertebrale può essere più o meno grave , e viene classificato in 4  gradi (classificazione di Meyerding).

 

 

 

 

 

La spondilolisi causata dalla frattura da stress della pars interarticularis è favorita da alcuni sport che presuppongono una esagerazione della lordosi lombare come ad esempio la ginnastica artistica, la danza, l’hockey, i tuffi, il sollevamento pesi, il calcio. E’ abbastanza prevedibile che in atleti esercitanti degli sports che prevedano ripetuti sforzi in iperlordosi ed in flessione-estensione, specie se praticati ad alto livello agonistico, si possa creare più facilmente una lesione della pars interarticularis, sottoposta a cicli ripetuti di tensioni compressive e distrattive. In effetti vari autori riportano un’incidenza fino a 10 volte più alta di spondilolisi rispetto alla popolazione di controllo in alcuni sports con sovraccarico della pars interarticularis per ripetute iperestensioni e rotazioni.

Per tale motivo in generale è utile non consigliare nei pazienti a rischio la pratica assidua degli sports in iperlordosi prima dell’età pubere in modo da aspettare una maggiore solidità dell’apparato scheletrico e degli stabilizzatori muscolari prima che questi vengano sottoposti ad eccessive sollecitazioni.

L’inizio della spondilolisi ed il suo scivolamento possono essere evidenziati dal dolore accusato dal soggetto interessato. La comparsa di dolore in un individuo, specie se in età giovanile o durante l’adolescenza, in particolare se esercitante uno degli sports ritenuti a rischio, deve sempre richiamare l’attenzione su un eventuale sofferenza della zona istmica, che se confermata deve  essere precocemente presa in carico per il trattamento. Si rende necessario un intervento globale capace di  gestire la patologia  insieme all’attività sportiva specifica già intrapresa del soggetto e che spesso tende a mantenere; una corretta conoscenza del movimento atletico e dei meccanismi biomeccanici connessi allo specifico sport in particolare  possono consentire di evitare al massimo le componenti negative.

Nel caso di riscontro di una spondilolisi dolorosa associata o meno ad un iniziale scivolamento vertebrale, specie se in età di accrescimento, è possibile effettuare un trattamento ortopedico conservatore mirante a favorire la stabilizzazione della lesione, infatti la natura della lesione ed il dolore sono di norma indicativi di una probabile tendenza ad un ulteriore progressivo scivolamento che se particolarmente grave potrebbe anche portare ad una indicazione chirurgica.

L’obiettivo del trattamento ortopedico conservatore della spondilolistesi è quello di stabilizzare la biomeccanica vertebrale in modo di favorire l’eventuale riparazione della lesione in fase molto  iniziale o l’arresto dell’evolutività della patologia nelle forme più avanzate, oltre naturalmente al controllo della sintomatologia dolorosa.

Deve essere preceduto da una valutazione clinica e radiografica completa che analizzi eventuali difetti muscolari o squilibri dell’apparato locomotore  e consiste in un aiuto alla stabilizzazione biomeccanica con corsetto associata ad una chinesiterapia e rieducazione motoria specifica mirate alla correzione degli squilibri ed al raggiungimento di una stabilità attiva.

Calco gessato

Calco elettronico CAD CAM

Il trattamento consiste nella preparazione di un corsetto ortopedico in polietilene confezionato su un modello positivo ricavato da un calco in gesso negativo o su calco elettronico CAD CAM confezionato in posizione idonea e corretta che tenga presente le condizioni di partenza del rachide (lordosi, cifosi, inclinazione sacrale, incidenza).

 

Corsetto in polietilene

Il tempo e le modalità di utilizzo del corsetto così come la durata complessiva del trattamento per ogni singolo caso andranno stabilite di volta in volta tenendo presenti le specificità individuali e la risposta alla terapia. Andranno naturalmente fornite tutte le indicazioni per una corretta ergonomia scolastica ed a casa e stabilito il corretto comportamento da tenere nei confronti dell’ eventuale attività sportiva, specie di quella agonistica; è utile il coordinamento tra lo specialista ed il preparatore sportivo per determinare il protocollo da adottare in ogni singolo caso. In molti casi il trattamento consente la continuazione ,o in caso di una sua sospensione, la ripresa dell’attività sportiva anche agonistica in tempi ridotti.

Il corsetto andrà rimosso progressivamente a stabilizzazione ottenuta proseguendo eventualmente la attività riabilitativa motoria e la chinesiterapia.

Il trattamento ortopedico conservatore prevede quindi una stretta integrazione con un programma di rieducazione motoria e di informazione mirato a correggere ed a limitare al massimo i meccanismi biomeccanici alla base della spondilolistesi; in questo modo si cercherà di ottenere dapprima un arresto dell’evolutività della patologia ed in seguito di raggiungere una efficace stabilizzazione autonoma gestita attivamente ed in prima persona dal paziente.

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