La riabilitazione in acqua o idrokinesiterapia è una delle tecniche riabilitative più efficaci per il recupero degli esiti di svariate patologie. L’acqua è tra i più antichi setting conosciuti per il benessere del corpo.  Alla base del benessere degli antichi romani, infatti, vi erano le stazioni termali per la  “salus per aquam”, letteralmente tradotto dal latino “la salute attraverso l’acqua” per sottolineare i benefici che questo elemento da sempre ha nella cura del corpo.

 

 

L’ambiente (setting) nel quale viene svolta l’idrokinesiterapia è molto particolare e si differenzia dalle piscine comuni per grandezza della vasca, altezza e temperatura dell’acqua.

La temperatura dell’acqua in una vasca riabilitativa, infatti, deve sempre essere mantenuta tra i 31° e i 33° gradi, poiché solo a queste calde temperature è possibile rilassare le resistenze dei tessuti molli e dare pertanto al terapista la possibilità di lavorare su un particolare distretto senza arrecare fastidi al paziente.

Dopo una attenta  valutazione iniziale da parte del medico fisiatra che ne indica la prescrizione e del fisioterapista che formula il programma riabilitativo, il paziente può finalmente “tuffarsi” in questo setting. Si rende necessario precisare che nel campo della riabilitazione in acqua è necessario che il fisioterapista sia specificatamente specializzato in idrokinesiterapia, in quanto non si tratta di mera “fisioterapia bagnata” ma di una vera e propria metodica regolata da principi, leggi fisiche e conoscenza dell’elemento acqua e del comportamento dei corpi in essa immersi al fine di trarre dalla terapia il massimo dell’efficacia. Proprio per queste molteplici ragioni, il trattamento in acqua non viene mai svolto con il terapista fuori dalla vasca ma sempre a diretto contatto con il paziente, il quale viene gestito in galleggiamento dal terapista con una serie di prese di sicurezza e mobilizzato passivamente e dolcemente, non di meno coinvolto  in esercizi terapeutici attivo-assistiti con il continuo ed attento controllo nell’esecuzione degli stessi. Il tutto  viene poi elaborato in base agli obiettivi di recupero funzionale precedentemente stabiliti e condivisi con il paziente stesso, protagonista del proprio recupero, all’atto della valutazione .

Ma quali pazienti possono fare idrokinesi? Molte sono le patologie neurologiche ed ortopediche che possono essere trattate in vasca e le controindicazioni sono relativamente poche e legate a particolari condizioni cliniche del paziente che verranno comunque sempre valutate dal medico prima dell’ingresso in acqua.

Le più comuni lombalgia, fibromialgia, artrosi del ginocchio, esiti di ictus o di fratture, sclerosi multipla, Parkinson, le patologie comportanti disturbi dell’equilibrio come le sindromi cerebellari, lesioni midollari e spinali, etc

Perché è utile nel percorso riabilitativo inserire anche questa particolare seduta di riabilitazione? Perché l’acqua, oltre agli effetti benefici e facilianti legati alla sua temperatura, velocizza i tempi di recupero funzionale in quanto offre la possibilità di rallentare l’esecuzione dei movimenti in virtù di alcune leggi che la regolano, dando quindi la possibilità di apprendere uno schema motorio nuovo o riapprenderne uno perso o alterato dalla patologia, eliminando al contempo il rischio (quindi la paura) di cadere o di perdere l’equilibrio, cosa che avverrebbe facilmente in ambiente gravitario, il quale complica l’elaborazione di nuovi schemi. Non di minor importanza, l’acqua offre la possibilità di vivere e sperimentare il proprio corpo a 360° ed in piena libertà, abbandonando tutti quegli ausili, ai quali sono costrette alcune persone, necessari per potersi spostare nella vita quotidiana (carrozzina, girello, stampelle).  Tutto ciò è reso possibile dalle proprietà fisiche dell’acqua che il terapista sfrutta in pieno.

Ma quali sono queste proprietà fisiche “magiche” che ci permettono di lavorare meglio in un ambiente acquatico?

Principio di Archimede: Un corpo immerso (totalmente o parzialmente) in un fluido riceve una spinta (detta forza di galleggiamento) verticale (dal basso verso l’alto) di intensità pari al peso di una massa di fluido di volume uguale a quella della parte immersa del corpo.

Avete sentito sicuramente parlare del PRINCIPIO DI ARCHIMEDE (SPINTA IDROSTATICA), il quale enuncia che “un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del fluido spostato”. Poi a seguire la  LEGGE DI STEVINO (PRESSIONE IDROSTATICA), la quale sostiene che la pressione esercitata dall’acqua sul corpo spostato è direttamente proporzionale alla profondità di immersione e densità dell’acqua stessa; ciò vuol dire che, a questa pressione dobbiamo la facilitazione del ritorno venoso al cuore e la riduzione degli edemi declivi agli arti inferiori quando un corpo è immerso in acqua, poiché la stessa determina il passaggio dei liquidi dagli spazi interstiziali delle cellule al torrente circolatorio.

Infine abbiamo la LEGGE DI REYNOLDS (RESISTENZA IDRODINAMICA) cioè quella resistenza che un corpo incontra spostandosi in un fluido, la quale è sempre direttamente proporzionale alla forma del corpo in movimento e alla velocità di esso, da qui come già detto la possibilità di rallentare l’esecuzione dei movimenti e variarne anche la velocità, quindi l’intensità, per il recupero della forza.

Questa breve descrizione delle proprietà fisiche dell’acqua ci permette di comprendere quanto l’idrokinesiterapia sia valida in modo scientifico, ma non di certo sono le sole leggi fisiche a far stare bene il paziente in questo contesto terapeutico alternativo. L’ambiente e il setting creato dall’acqua con la sua temperatura, con il suo tocco sulla pelle, rende il paziente una “piuma” che danza sulla superficie dell’acqua. Lo svuota di quella sensazione di pesantezza che gli viene arrecata dalla forza di gravità. Il paziente non solo cura i suoi malanni fisici, ma si immerge in un mondo diverso dal solito, dove il corpo è libero di fluttuare e di sciogliersi alle resistenze della vita, dove si sente libero di esprimersi e di rigenerarsi.

 

Alessandro Rosario Licata

Fisioterapista

 

 

 

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