L’uso del collare cervicale è molto comune nel caso di traumi distorsivi del tratto cervicale, ma non è ben chiara la sua reale efficacia terapeutica alla luce dell’evidenza scientifica. Alcune informazioni sul colpo di frusta cervicale e sull’uso del collare.

Il colpo di frusta del rachide cervicale: collare sì o collare no?

Il trauma distorsivo del rachide cervicale conseguente ad incidente stradale, il più delle volte ad un tamponamento, può essere causa di dolore e disabilità per lungo tempo e spesso determinare esiti permanenti. Viene anche comunemente chiamato “colpo di frusta” in quanto spesso la causa è da ricondurre ad  un brusco movimento non controllato del collo in una o più direzioni che impegna la funzionalità articolare  sino alla fine delle sue potenzialità, conseguente ad una brusca accelerazione-decelerazione, anche se spesso sono chiamati in causa meccanismi diversi e più complessi.

In  alcuni casi, per fortuna meno frequenti, questo tipo di trauma può provocare delle lesioni anche molto gravi, come fratture o lussazioni, alle volte con compromissione delle funzioni neurologiche.

Nel 1995 la Quebec Task Force propose  la classificazione WAD ( Whiplash Associated Disorders), che rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per chi si occupa con frequenza di questa patologia .

Si tratta di  una classificazione clinica, stilata sulla base dei disturbi associati al colpo di frusta cervicale :
Grado 0 = Assenza di disturbi soggettivi e di obiettività clinica.
Grado1° = Presenza di cervicalgia semplice, rigidità o iperestesia del collo.
Grado 2° = Cervicalgia e segni muscolo-scheletrici oggettivi ( riduzione della
articolarità e presenza di punti di dolorabilità – iperestesia )
Grado 3° = Cervicalgia con segni obiettivi muscolo-scheletrici ed
interessamento neurologico periferico ( Riflessi osteotendinei diminuiti o
assenti, ipostenia muscolare, deficit sensitivi ) .
Grado 4° = Cervicalgia con segni clinici di lesioni gravi (frattura e/o lussazione).

Nelle lesioni minori (grado 1° e 2°) ancora  oggi non vi sono chiare evidenze scientifiche su quale sia il miglior approccio terapeutico e riabilitativo da adottare in queste evenienze, nonostante numerosi siano gli studi presenti in letteratura su questo argomento.

Freeman ed altri hanno attribuito un’incidenza economica a questa patologia di circa 29 miliardi di dollari/anno. Gli stessi autori  inoltre, su 10.000 articoli hanno riscontrato soltanto 30 studi epidemiologici, di cui solo tredici affidabili e rispondenti ai requisiti richiesti in ambito di medicina basata sull’evidenza.

Ferrari, Russel ed altri sottolineano come in studi effettuati in Lituania, Grecia e Germania nelle forme più lievi di trauma distorsivo (grado 1 e 2) da colpo di frusta del rachide cervicale non sia stata riscontrata nessuna significativa differenza nelle sequele croniche dopo 3-6 settimane rispetto alla restante popolazione. Sarebbe quindi interessante valutare l’incidenza, in una popolazione  che  ha riportato un trauma distorsivo del tratto cervicale ed in una  popolazione indenne statisticamente omogenea,  della sintomatologia comunemente ritenuta invalidante dopo il trauma, in modo da potere eventualmente effettuare un distinguo tra la sintomatologia “fisiologicamente” presente in quella fetta di popolazione rispetto alle reali sequele invalidanti del “colpo di frusta”.

Allo stato attuale per i gradi più lievi non vi sono forti convergenze su uno specifico trattamento o strategia, neanche in particolare sull’utilizzo del collare ortopedico o su una mobilizzazione precoce alternativa, per cui la scelta terapeutica più che sull’evidenza scientifica resta affidata all’esperienza ed alla consuetudine del singolo medico.

Nel 2007 Kongstedt ed al. hanno pubblicato sulla rivista Spine uno studio intitolato –  Neck collar, “act-as-usual” or active mobilization for whiplash injury?-

In questo studio randomizzato sono stati valutati i risultati dopo:

a) immobilizzazione in collare semirigido seguita da mobilizzazione attiva

b)  informazioni sul colpo di frusta e consigli su come restare attivi nonostante la sintomatologia senza ulteriori terapie   (act-as-usual).

c) programma di mobilizzazione attiva.

Il follow-up è stato effettuato a 3-6 e 12 mesi dopo il trauma.

A distanza di di un anno il 48% dei partecipanti allo studio riferiva un considerevole dolore al tratto cervicale, 53% una qualche disabilità, ed il 14%  risultava ancora ammalato.

 

Alla valutazione della differenza nei risultati tra i vari trattamenti non è stata riscontrata una significativa differenza tra le tre diverse strategie terapeutiche per quanto riguardava il dolore, la disabilità e la capacità lavorativa ad un anno dal trauma.

Recenti studi (Yadla, 2008) mostrano come una precoce mobilizzazione possa condurre ad un miglioramento negli esiti.

In conclusione quindi non sembrano esistere forti motivazioni in letteratura  per consigliare l’utilizzo costante del collare cervicale nei gradi più leggeri del colpo di frusta, in considerazione del fatto che i risultati a distanza sono sovrapponibili a quelli in cui il collare non è stato utilizzato. In più in altri studi la mobilizzazione precoce sembra  dare risultati incoraggianti.

Anche nella mia esperienza in alcuni soggetti a volte una mobilizzazione precoce preceduta da una chiara e dettagliata informazione sulla dinamica del trauma, sulle conseguenze anatomo-fisio-patologiche, sulla tipologia e sull’evoluzione temporale  prevista dei sintomi associate ad una specifica ed individualizzata terapia riabilitativa sembra esitare in risultati più soddisfacenti rispetto al trattamento con collare.

Infatti alle volte il collare può portare ad un ulteriore diminuzione della funzionalità articolare, con maggiore risposta algica al momento della ripresa funzionale con la chinesiterapia, oltre ad una maggiore sofferenza psicologica.

Del resto si tratta di una scelta terapeutica che viene sempre più presa in considerazione  anche in tanti altri  casi in ambito traumatologico in cui la ricerca di una mobilizzazione quanto più precoce possibile in assenza di serie lesioni dell’apparato muscolo-scheletrico è quanto meno auspicabile.

Una precoce mobilizzazione senza utilizzo o con un utilizzo ridotto al minimo indispensabile di immobilizzazione con collare resta quindi a mio parere, nei casi più semplici,  una valida opzione curativa che, insieme ad altre, può contribuire alla determinazione di una strategia terapeutica e riabilitativa individualizzata allo specifico caso clinico, che tenga conto anche delle specificità  psichiche e delle singole esigenze del soggetto affetto.

E’ auspicabile nel tempo che sempre più studi clinici ben condotti permettano di far luce su questo controverso argomento in maniera da individuare delle linee guida condivise sul trattamento dei traumi distorsivi del rachide cervicale.

L’articolo  non fornisce né intende, in nessun caso, fornire o suggerire terapie e/o diagnosi mediche. Solo il medico curante, o un medico specializzato, è in grado di determinare le patologie e le corrette terapie da intraprendere. In nessun caso le informazioni presenti in questo sito internet sono da intendersi come sostitutive del parere del medico. Prima di intraprendere una qualsiasi terapia è necessario consultare il proprio medico curante, o un altro medico specializzato. In qualità di operatore sanitario, il medico dovrà utilizzare il suo personale parere medico per la eventuale valutazione delle informazioni rese disponibili all’interno di questo sito

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– Freeman MD, Croft AC, Rossignol AM, Weaver DS, Reiser M. A review and methodologic critique of the literature refuting whiplash syndrome. Spine. 1999 Jan 1;24(1):86-96.

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– Kongsted A., Qerama E. et al. Neck collar, “Act-as-usual” or active mobilization for whiplash injury? Spine, 2007; 32:6 618-626.

– Obelieniene D., Schrader H, Bovim G. et al. Pain after whiplash: a prospective controlled inception cohort study. J. Neurol. Neurosurg Psychiatry 1999; 66. 279-283.

– Partheni M, Constantoyannis C., Ferrari R., et al. A prospective cohort study of the aoutcome of acute whiplash injury in Greece. Clin Exp Rheumetol 2000; 18:67-70.

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 – Yadla S, Ratliff JK, Harrop JS. Whiplash: diagnosis, treatment, and associated incurie. Curr Rev Musculoskelet Med. 2008 Mar;1(1):65-8

Dott. Matteo Pennisi